Walter Siti (Modena, 1947) è autore di romanzi, raccolte di racconti e saggi di critica letteraria. Come narratore ha esordito nel 1994 con il romanzo Scuola di nudo (Einaudi). Il suo romanzo Troppi paradisi (Einaudi, 2006) è stato selezionato nella classifica di qualità di «L’Indiscreto» come miglior opera letteraria italiana del ventennio 2000-2019. Nel 2013 ha vinto il premio Strega e il premio Mondello con Resistere non serve a niente (Rizzoli). Curatore dell’opera completa di Pier Paolo Pasolini per i Meridiani, scrive sul quotidiano «Domani». Il suo ultimo romanzo è I figli sono finiti (Rizzoli, 2024).
Foto di Mimmo Frassinelli
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Per un gioco del caso, due esseri umani molto diversi si trovano a essere dirimpettai in una palazzina milanese. Augusto è un settantenne trapiantato di cuore, vedovo da poco, che interpreta la sofferenza come un lasciapassare per il cinismo; Astòre è un ventenne deluso dalla propria stessa precocità, che si considera un eremita digitale. Raccontando la loro reciproca diffidenza mentre lentamente si trasforma in bizzarra amicizia, Siti ci parla delle mutazioni in corso nella nostra società, dove lo sviluppo tecnologico è così rapido che nessuna certezza riesce a stargli dietro; dove tutti si amano male, dove il miraggio del post-umano rischia di trasformarsi in una liquidazione dell’umanità, dove l’intelligenza artificiale incoraggia il rifiuto dei sentimenti e il Bene è un esito della paura. Augusto e Astòre sono due risposte sbagliate a una identica domanda sul senso e la direzione del progresso; ma sono anche due creature sotto il cielo trafitte dai propri traumi, che incrociandosi fanno i conti con la morte. Con la tenerezza rabbiosa e la leggerezza consentite ai vecchi, Siti rivisita i suoi temi ossessivi e chiude il cerchio; confermandoci che la curiosità non può morire, anche se è troppo tardi per guardare indietro e troppo presto per sperare.