A.M. Homes (Washington, 1961) è tra le scrittrici più originali della sua generazione e punto di riferimento nella narrativa americana contemporanea. Ha esordito nel 1989 con il romanzo Jack (minimum fax, 2004), e nel 2013 ha vinto il Women’s Prize for Fiction con Che dio ci perdoni (Feltrinelli). I suoi racconti, che esplorano situazioni estreme narrate da personaggi controversi, sono apparsi su numerose riviste, tra cui «Granta» e «The New Yorker». Il suo ultimo lavoro è il romanzo Il complotto (Feltrinelli, 2024).
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In questo romanzo, che si colloca in un passato parzialmente immaginato ma verosimile (2008) e in un futuro paventato ma plausibile, A.M. Homes, grande specialista della follia americana, dipinge un quadro più che mai feroce. Ferocia evidente nella descrizione puntuale di personaggi più veri del vero e di una lingua che li rappresenta e al tempo stesso ne denuncia, con ironia e spaventosa chiaroveggenza, le contorsioni del pensiero. Il Grand’uomo al centro della vicenda, sconvolto dall’elezione di Obama, si rifiuta di cedere le armi. Di qui il complotto, e il linguaggio in codice dei congiurati, con la loro delirante ricostruzione della favola della “democrazia” americana. Ma il protagonista deve anche fare i conti con le donne della sua famiglia – più disfunzionale che mai – che si rivelano, ciascuna a suo modo, ben più consapevoli e decise, pur nel loro disagio profondo, ad affrontare la realtà, quella vera.